Trovare il titolo giusto per un flim è un’impresa più ardua di quanto sembri.
Le cose si complicano, poi, quando ci sono di mezzo le traduzioni o quando sei in Italia e vuoi lavorare ad un progetto che richieda l’uso di parole inglesi e tremi al pensiero di tradurle e non sai bene come fare. Per capirci, ti ricordi anche tu quel piccolo gioiello di Eternal Sunshine of the Spotless Mind che, nella prima edizione italiana, fu proposto con un ridicolo Se mi lasci ti cancello? Il traduttore avrà avuto le sue – opinabilissime! – buone ragione “di mercato” per operare un simile scempio. Altre volte originale ed eventuale traduzione non sono poi così improbabii. Quarto potere e Citizen Kane, per dire, mi soddisfano entrambi. Non che i titoli originali dei film americani siano sempre belli eh. Per dire, Cinderella Man è terrificante (è il primo che mi sia venuto in mente, non biasimarmi troppo). Good Will Hunting pure.
Il punto è che titolo (originale o tradotto che sia) e opera devono essere coerenti, esattamente come l’opera ha bisogno di un piano di comunicazione che sia fortemente connesso alle tematiche raccontate.
Tutto questo c’entra molto con il nostro documentario, perché qualche tempo fa, senza che ce l’aspettassimo, ci siamo trovati di fronte alla necessità di rivedere il titolo del film.
Eravamo seduti al bar in una bella giornata di sole, davanti a un paio di caffè a parlare del documentario che stiamo realizzando con una persona molto interessata al nostro lavoro, che ci ha fatto un bel po’ di osservazioni e di domande pertinenti.
Siamo finiti a parlare del titolo, ad un certo punto. «Perché News Feed?»
«News Feed», ho provato a spiegare «è una keyword, una parola chiave. Più o meno la conoscono tutti».
«Però mi hai appena detto che News Feed è anche il nemico».
«Sì, certo».
«E che Slow News, invece, potrebbe essere la soluzione. Avete un progetto editoriale che si chiama Slow News. Uno dei protagonisti del film, Peter Laufer, ha scritto un libro che si intitola Slow News. Sei proprio sicuro che News Feed sia il titolo giusto».
La conversazione, poi, è andata oltre ma il dubbio ci è rimasto. E non poteva essere altrimenti.
Non è che non si possa intitolare un film con il nome del nemico. Pensa ad Alien. Pensa a The corporation. Pensa a It. A The Cove. Il cattivo, il nemico, il luogo del delitto possono essere il titolo giusto. Ma in questo caso, come siamo messi?
Il News Feed è il flusso delle notizie, è un formato RSS, è il flusso di Facebook. Probabilmente lo conoscono in tanti.
Ma è un nemico da titolo tipo It. Hm. No, non lo è. Non ha la potenza epica, non ha i connotati della cattiveria, non ha poi molto di quel che ci servirebbe.
Allora forse è un nemico riconoscibile? Nemmeno. Perché ci siamo dentro fino al collo, tutti. E perché tutto sommato il flusso ci piace.
Slow News, invece, è la nostra proposta editoriale, è la soluzione, è il rallentare, il prendersi il tempo per fare le cose con la dovuta calma. È la cura contro l’infobesità. È il rimedio contro le fake news. È l’antidoto al clickbaiting. È, insomma, tutto quello che vogliamo raccontare.
E allora ce l’abbiamo eccome, il titolo del nostro film, ed è quello giusto.
È Slow News.